Conosco Riccardo Galletti da un po’ di tempo ormai e la prima cosa che si nota parlando con lui è l’amore che nutre per la terra, l’agricoltura, il vino e le antiche tradizioni legate alla nostra Isola d’Elba. La sua passione ha lunghe radici e quando mi sono messa a scrivere questo articolo sul “Re dei vini elbani”, l’Aleatico, è stato il primo a cui ho pensato per avere le informazioni più attendibili al riguardo. Mi sarei accontentata di qualche notizia, ma Riccardo ha fatto di meglio, scrivendo lui stesso questo articolo per il nostro blog.

L'Aleatico dell'Isola d'Elba raccontato da un Elbano

L’Aleatico, secondo le narrazioni storiche, fu importato dalla Grecia circa 2000 anni fa dai Romani e si diffuse, oltre che all’Isola d’Elba, anche in Puglia, Campania e Sicilia. All’Elba, in origine, prese il nome di Aleatico di Portoferrajo e diventò famoso commercialmente grazie all’impegno della famiglia Foresi, storica proprietaria della “Chiusa”, l’azienda vinicola più antica della nostra Isola. Negli anni il suo nome mutò diverse volte finché, una quindicina di anni fa circa, venne definitivamente chiamato con l’appellativo di DOCG Aleatico Passito dell’Elba. La versione “passita” del vino è quella che lo ha reso famoso in tutto il mondo: si vendemmia abbastanza precocemente, alla fine di agosto/primi di settembre; i grappoli neri con una pruina tendente al blu e una sola ala laterale, vengono raccolti (circa 1kg di produzione ogni vite) e distesi su dei graticci per essere fatti appassire al sole o all’ombra, secondo i metodi, ma, come dicono “i vecchi”, non vanno toccati finché il gambo del raspo non diventa secco. Il processo di appassimento fa evaporare l’acqua dell’acino disidratandolo e rendendolo ricco di zuccheri, elevando quindi sia il grado alcolico (15/17°) dopo la vinificazione, che il grado di dolcezza. Lo svantaggio di questo metodo è che la resa scende del 25/30 % al quintale, quindi con 100 kg d’ uva facciamo solo 25/30 litri di Aleatico, anziché i classici 70 litri di un vino normale. Ecco svelato il motivo per cui un buon Aleatico non può essere troppo economico. Oggi l’imbottigliamento avviene nel mese di marzo e questo perché, tecnicamente, l’elevato contenuto zuccherino può dare una seconda fermentazione alla fine dell’inverno. Invece, tradizionalmente, nelle famiglie elbane, l’Aleatico si beveva a Natale, giovane giovane, accompagnato dalla schiaccia briaca, il dolce tipico dell’Isola d’Elba. Il disciplinare ha salvato il nostro oro nero da una selva di marchi commerciali “finti” che proponevano surrogati del nostro originale Aleatico, nella veste di vini liquorosi o con nomi improbabili come Pasito o Aiatico o altri nomignoli fuorvianti. Adesso (fortunatamente) tutto ciò è proibito, l’Aleatico viene venduto dai produttori in formato da 375ml ed esclusivamente con la fascetta DOCG che ne garantisce l’autenticità.

Ringraziando la nostra fonte per le informazioni che ci ha regalato, siamo qui che ci gustiamo un bicchierino di Aleatico accompagnato da un quadretto di cioccolato fondente perché, per quanto sia ottimo anche bevuto da solo (non a caso appartiene alla categoria dei cosiddetti vini da “meditazione”), il cioccolato ne esalta il gusto.

Presso la reception del nostro Residence Villa Teresa a Porto Azzurro è possibile prenotare visite nelle migliori cantine dove oltre ad assaggiare e comprare l’Aleatico direttamente dal produttore, potete degustare anche tutti gli altri pregiati vini dell’Isola d’Elba.