Inizio con il dire che c’è stato un tempo in cui all’Isola d’Elba era molto più sicuro “coltivare” appartamenti che vigneti e lo dico perché con la nascita del turismo, ogni anno sempre più fiorente, nessuno aveva più la voglia di piantare (figuriamoci poi di curare) la vite, una marea di lavoro per poco guadagno. Un grande errore questo, ma fortunatamente vi è stato posto rimedio. Il sole e le temperature miti sono due caratteristiche che contraddistinguono da sempre l’Isola d’Elba, e alla fine, è gran parte di tutto quello che serve per produrre del buon vino.

Dagli anni 90 ai giorni nostri: il vino dell’Isola d’Elba aumenta qualità e produzione

Con la nascita del Consorzio di Tutela del Vino dell’Elba nei primi anni ‘90, le cose cambiano di netto e arrivano i primi successi in ambito enologico, la grande quantità a cui si aspirava in passato lascia il posto alla sempre più ricercata qualità: agronomi ed enologi professionisti uniscono le forze e creano vini davvero eccezionali, tutto questo senza intaccare i vigneti autoctoni: il vino dell’Isola d’Elba non segue, non ha mai seguito, e (mi auguro) mai seguirà le mode del momento.

Di vigne abbandonate non ce ne sono più. Uno dei piaceri più grandi è proprio quello di vederle belle in fila, curate sotto tutti i punti di vista e alcune, le più fortunate, circondate da quegli antichi muretti a secco fatti nei secoli con arte e pazienza dagli elbani, tanto che oggi sono stati dichiarati patrimonio dell’UNESCO. I viticoltori non sono soltanto dei maestri nell’arte di spremere gli acini, sono diventati dei veri manutentori del territorio.

I vitigni autoctoni dell’Isola d’Elba

La storia che lega l’Elba e il vino è lunghissima, pensare che sia stato già tutto scoperto al riguardo è sbagliatissimo. Di sicuro sappiamo che i primi a capire il grande potenziale di quest’Isola dal punto di vista della viticultura furono i greci, seguiti subito dai romani, e di sicuro c’è anche che la produzione era così abbondante che veniva esportato, e questo lo sappiamo grazie ai numerosi ritrovamenti di anfore nel mare intorno all’Elba.

Quando si parla di vino “autoctono” si intende una varietà di vite che non è mai stata trapiantata da altre aree. Lo stretto legame con il territorio nel quale è stata impiantata gli conferisce delle qualità organolettiche tipiche e ben definite. I vitigni autoctoni di cui può vantarsi l’Elba sono sei: tra i bianchi ci sono il Procanico (Trebbiano toscano) l’Ansonica e il Vermentino, tra i rossi invece troviamo il Sangioveto, la Tintiglia (Alicante) e per finire l’Aleatico, quello che una volta assaggiato ti lascia in bocca un sapore meraviglioso e ti fa sentire in paradiso!

Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere! (Charles Baudelaire)

Si dice che Napoleone avesse notato quanto gli elbani fossero pieni di salute, felici e gioiosi rispetto agli abitanti delle altre parti del mondo in cui era stato, e pare proprio che attribuisse tutto questo al vino che bevevano. Non vedo perché non credergli. Uno studio sottolinea che il vino fa bene al cuore. Ma dico io, c’era bisogno di farci uno studio? E’ risaputo che, dopo qualche bicchiere di buon vino (elbano preferibilmente) il cuore scoppia di felicità e di conseguenza siamo gioiosi con tutti quanti!

Presso la reception di Villa Teresa a Porto Azzurro sapremo darvi consigli sulle migliori cantine elbane.