Quando si tratta di vendemmia, è sempre una festa. Ogni filare di viti ha bisogno del suo tempo per maturare ed ecco che nella parte occidentale della nostra Isola, la più soleggiata, la raccolta dell’uva poteva avvenire già a fine agosto mentre nella parte orientale si poteva vendemmiare solo dopo metà settembre. E così, una volta arrivato al nono mese dell’anno, a Capoliveri ogni giorno poteva essere quello giusto per raccogliere i grappoli d’uva, colmi di chicchi succosi.
Da sempre il vino è uno dei protagonisti dell’isola (basta pensare a Plinio, il quale descriveva l’Elba come “Insula Vini Ferax” oppure al Re Aleatico, quello vero, un vino dolce che abbiamo solo noi e che ci invidiano in tutto il mondo) e quando, in passato, arrivava il momento della vendemmia, le famiglie si riunivano e si raccoglieva l’uva fino al tramonto, dopo di che iniziava la festa: tavole imbandite di salumi, formaggi, primi e secondi d’ogni genere, ovviamente senza far mancare il freschissimo succo d’uva appena uscito dal torchio.
Probabilmente è proprio grazie a questa atmosfera di gioia che qualcuno pensò bene di dedicare alla vendemmia una festa paesana: ed ecco che a Capoliveri nasce la Festa dell’Uva.
Oggi siamo arrivati alla sua ventiquattresima edizione diventando una delle manifestazioni Elbane più famose, entrando addirittura a far parte del circuito delle feste Toscane da non perdere.
Il paese si divide in 4 rioni: Il Baluardo dal colore sociale rosso, l’azzurra Fortezza, il verde Fosso e la gialla Torre. Ogni rione rievoca come vivevano i capoliveresi e gli elbani in un momento preciso del passato, c’è chi ha rappresentato la Grande Guerra, chi gli anni degli Hippie, chi ancora si è cimentato con i tempi del pirata Dragut.
E in quei chiassi, incorniciati da viti e grappoli d’uva, si inscenano veri e propri sketch teatrali in cui domina la parlata locale.
Il primo fine settimana di ottobre, nel Borgo di Capoliveri si assiste a tre giorni di giochi e gare, fino ad arrivare al giorno più importante, la domenica, quando i giurati, accompagnati dai capi-rione con tanto di giornalisti ed organizzatori al seguito, entrano all’interno delle contrade ed esprimono il loro voto su allestimenti, costumi, ricette e tradizioni interpretati al meglio da ciascuna fazione.
Dopo questa attenta analisi, verrà aggiudicata al rione vincente la tanto bramata statua del Dio Bacco, un’opera di oltre due metri, realizzata dal maestro Antonio Cerica di Viterbo, famoso pittore e scultore.
Il rione vincitore la mostrerà fiero e la terrà nei suoi vicoli, che qui si chiamano “chiassi”, per un anno.
Questo è un evento che vi consigliamo davvero di vedere, aggregazione, cultura, cucina, la folla incredibile che accalca le vie, l’atmosfera insolita e l’allegria che si respira ovunque. Capoliveri si presta davvero bene e i capoliveresi sono maestri nello stupire e nel far divertire e coinvolgere gli spettatori.
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